‘stART’ è la nostra nuova esposizione d’arte, le sue diverse sfaccettature, situata al primo piano di DranK con ogni mese un nuovo artista, un nuovo mood, una nuova storia.
Dal 15 Aprile al 15 Maggio saranno esposte opere di Davide Scutece. 
Nato a Gevelsberg, in Germania, nel 1974. Ha iniziato la sua attività espositiva nel 2008. Vive e lavora a San Salvo. Cresciuto tecnicamente con Ennio Minerva, a sua volta allievo di Renato Guttuso, oggi Scutece espone in diverse Gallerie nazionali e la sua arte è sempre in continua evoluzione.
La sua è una passione precoce, così come scopriamo dalle sue stesse parole: “Da piccolo coloravo i muri e le porte dei miei genitori. A 15 anni mio padre diceva che era una cosa da bambini e che avrei dovuto smettere, ma io continuavo a comprare riviste di arte e visitavo musei. È a 17 anni che ho capito che la mia passione non era solo un gioco”.
L’opera di Scutece, in una prima fase, può essere definita come “espressionista”, in quanto è evidente, come scrive il critico G. F. Pollutri, l’intenzione di “tradurre nell’immagine l’emotività-denuncia di partenza e da suscitare”. In questo modo, Scutece “riesce a proporci immagini fruibili per sensazioni profonde e non estetizzanti, pur nel compito che si è dato di denunciante o ammonitore”. In questa fase il suo tratto è forte, duro deciso, l’immagine umana o animale è quasi scavata con il nero dal bianco ed il colore, quando è presente, è diafano, slavato, quasi un’impronta della natura interiore di quello che dipinge, più che del suo aspetto esteriore. Scrive sempre G. F. Pollutri: “Le sue pitture, frutto di una reiterata intenzionalità ben mirata e avvalorante, rappresentano uno strumento di denuncia talvolta ideologica, seppur genuina e sincera, e di questa intima urgenza un’illustrazione spontanea e pensosa. Il risultato, per quel che più importa, a lui e a noi, è un rendersi, nell’immagine e attraverso di essa, liberi […].
Ed è proprio la libertà il trait d’union della poetica pittorica di Scutece, che a precisa domanda su quali siano le emozioni che trova nella pittura, risponde sicuro: “Libertà e voglia di vivere”. Sempre nelle parole di G.F. Pollutri: “L’action painting di Scutece è culturale prima che artistico-visiva. Si pone – nella chiara autenticità della sua arte – come esempio e stimolo a librarsi con le immagini, con i pensieri che queste suscitano. La sua è denuncia e testimonianza di un “mal di vivere” sociale, al tempo stesso poesia d’immagine, gratificante e liberatoria”.
Ma la componente culturale ed ideologica, possiamo quasi dire il “movente” di Scutece, man mano che la sua azione acquisisce spessore, che il suo occhio si approfondisce, diventa sempre più temperata dalla capacità compositiva e da un uso particolarmente sapiente dei mezzi tecnici. Se l’uso del colore e del tratto lo ha appreso dal suo maestro Minerva, la conoscenza dei materiali e, in particolare, la sensibilità nello scegliere i diversi tipi di tela, a seconda della specificità dell’opera, l’ha appresa dalla madre sarta. Scutece riflette molto prima di operare sui materiali, prova, riprova, fa anche 30 bozzetti di un’opera prima di affrontarla, poi, trovata la giusta atmosfera, la realizza in una performance che non ha sosta fino al suo completamento. Dice egli stesso: “La voglia di fare e il desiderio di arrivare ad un risultato vero mi spinge ad esprimermi in maniera veloce, utilizzando diversi materiali. Il mio laboratorio è infatti pieno di carte, tele, legno, carboncino, polveri colorate etc. La lucidità ha un tempo breve che necessita di esprimersi”.
Oggi Davide Scutece è uno degli artisti emergenti nel suo territorio e, soprattutto, è un artista “sociale”, non solo in quanto attratto da temi sociali, ma anche perché radicato e presente in molte iniziative culturali della sua terra. La sua cifra artistica è in continua evoluzione e, da un paio d’anni, ha trovato una nuova capacità espressiva attraverso il colore e la luce. A partire dall’opera “T.I.T.L.Y. – The illusion is the luxury of youth”, Scutece inizia una produzione caratterizzata da una nuova poetica, che egli individua nella luce (dice egli stesso: “con questo quadro sono riuscito a cambiare luce ai miei quadri, sperò che resti per un bel pò), ma che, in realtà, oltre al potente uso del colore, è caratterizzata da un’aumentata capacità di evocazione.